La proposta di appartenere agli scout, venne lanciata nella scuola con poche parole: “… a chi interessa, sabato alle ore 15 ci sarà un incontro di tutti coloro che vogliono partecipare alla grande avventura scout. Si faranno gite, giochi, si imparerà ad aggiustarsi da soli…”
Era questa una proposta abbastanza nuova per l’ambiente di Santena, dove i ragazzi delle varie “bande” vedevano per la prima volta la possibilità di avere una sede propria, fatta da loro e sicura, di poter costruire ciò che volevano senza incorrere nelle ire dei genitori o dei vicini di casa, di condurre una vita avventurosa. All’appuntamento del sabato giunsero una quarantina di ragazzi. Di fronte si trovarono un giovane che cominciò ad illustrare le varie attività che si potevano fare, la necessità di iniziare subito a lavorare per poter costruire la sede, comprare il materiale necessario per le uscite (termine che in pochi giorni sostituì l’ormai sorpassato gite) quindi: tende, corde, accette ed utensili vari. Un punto infiammò gli animi, il dover giungere nel volgere di alcuni mesi, ad avere ognuno l’uniforme. L’organizzazione dei ragazzi in squadriglie (termine indicante gruppi di 6/7 persone) e l’affidamento ad ogni ragazzo di una mansione particolare convinse definitivamente la maggioranza dei ragazzi convenuti.
Iniziarono quindi i lavori in alcune stanze decrepite elevate al rango di sede e nel volgere di poche settimane sorsero a nuova vita. Oltre al lavoro in sede, settimana per settimana, si iniziò a studiare, capitolo per capitolo, Scoutismo per Ragazzi, che era diventato il manuale per eccellenza. Si iniziava quindi ad apprendere tecniche di vita di campo, di espressione, di naturalismo, di segnalazione, di topografia. Parallelamente all’attività di tecnica scout si iniziò lo studio e l’approfondimento della legge scout e la preparazione per la promessa. L’imperativo categorico di quei primi tempi fu compiere la buona azione quotidiana.
I momenti dell’anno furono le promesse date dall’allora responsabile regionale, e la realizzazione del primo fuoco di campo a cui furono invitati tutti i gruppi e le associazioni operanti nel paese. La scenografia del fuoco era così costruita: tre pali verticali di colore giallo, verde, rosso, simboleggianti i colori delle tre branche, in diagonale era posto un palo che collegava i precedenti indicati e rappresentava la strada che il gruppo si apprestava a percorrere.
La primavera passò velocemente e ci si ritrovò in estate a dover affrontare l’attività più importante ed impegnativa della nostra breve esperienza scout: il Campo Estivo. Pieni di entusiasmo e con due tendoni da campo avuti in prestito, si iniziò la prima grande avventura da esploratori. Il campo fu organizzato a Barcenisio, e parteciparono 14 ragazzi divisi in due squadriglie. Il campo ebbe la durata di quattro giorni e fu un’esperienza che rimase profondamente in ognuno.
Come si costruirono le branche successive
Il branco fu la prima branca che si formò dopo il reparto, affidato alle chef-tende. In seguito si formò il settore femminile (AGI) con la costruzione di un reparto di guide e successivamente il cerchio che si ispirava all’ambiente fantastico Bosco (Coccinelle). È importante ricordare che a livello nazionale esistevano due associazioni di scout cattolici: l’AGI (Associazione Guide Italiane) per il settore femminile e l’ASCI (Associazione Scout Cattolici Italiani) per quello maschile. Le due associazioni procedevano in modo parallelo ed autonomo. Il gruppo era diretto da un capo gruppo ed ogni branca era gestita in modo separato. Il collegamento tra i vari responsabili delle branche era denominato coordinamento del programma.
A Santena pure esistendo le due associazioni con unità monosessuate, la conduzione ed il coordinamento dell’attività era realizzato dalla comunità capi delle varie branche. Inoltre il lavoro era confrontato con i responsabili dei vari gruppi giovanili allora esistenti tramite la consulta giovanile.